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Cinema e tv, due modi diversi di raccontare le forze dell’ordine. Da una parte sempre cattivi, dall’altra sempre buoni. Chi ha ragione?

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Luca Zingaretti, ne ll Commissario Montalbano, uno dei poliziotti buoni della tv, potrebbe essere uno degli ospiti a sorpresa del prossimo RomaFictionFest dal 25 al 30 settembre.

Il cinema e la tv hanno due modi diversi di raccontare la forze dell’ordine. La differenza è così siderale che merita una riflessione. Il cinema, come quello visto anche alla recente Mostra del Cinema di Venezia, descrive i rappresentanti delle forze dell’ordine, poliziotti o carabinieri, come efferati Robocop intenti, disumanamente, a commettere iniquità e, qualche volta, anche alcune atrocità. E’ il caso del documentario, duro e volutamente scioccante, sugli eventi di Genova alla Scuola Diaz. E’ il caso di diversi film, anche di autori molto noti, che hanno voluto raccontare il tema dell’immigrazione clandestina. Si tratta di pellicole che descrivono i poliziotti e i carabinieri impegnati negli avamposti degli sbarchi dei nordafricani come esseri poco inclini alla compassione umana. In televisione, invece, poliziotti e carabinieri sono gli eroi positivi per eccellenza. Sono amati dal grande pubblico e le famiglie italiane si divertono a seguire le loro avventure nelle serie più amate come “Don Matteo” (ancora in testa agli ascolti anche l’altro giorno su Raiuno per il suo ritorno nelle case degli italiani) o come anche lo stesso ”Montalbano”. Sono poliziotti e carabinieri che rappresentano modelli positivi e che sono al centro di un grande sentimento nazionale di solidarietà e di simpatia. Un sentimento che è bene rappresentato dai grandissimi numeri degli spettatori che seguono le serie poliziesche sulle diversi reti. Anche gli americani non sono da meno. Basterebbe citare, uno fra tutti, il successo che anche in Italia ha avuto la programmazione della serie tv “CSI”, sulle avventure della polizia scientifica americana. In editoria, poi, poliziotti e commissari, dai classici Maigret e Agatha Christie, fino ai romanzi svedesi più recenti e di maggiore successo, sono sempre impegnati a combattere malfattori e criminali di varia natura, ottenendo lusinghieri successi
di vendite. Allora perché il cinema, invece, si ostina a perseguire l’obiettivo di dare insistentemente un’immagine negativa dei
rappresentanti delle forze dell’ordine? La spiegazione potrebbe non essere semplice. Il cinema, primo grande mass media della storia dell’uomo, è vittima qualche volta dell’egocentrismo degli autori. Il cinema, inoltre, vive anche di un complesso sistema di finanziamenti pubblici e il mancato gradimento da parte del pubblico o lo scarso successo al botteghino spesso non sono di ostacolo alla realizzazione di un film. La televisione, invece, è spietata. Se prodotti o autori non hanno buoni indici di ascolto, vengono presto abbandonati. Verrebbe quindi da concludere che gli autori che descrivono positivamente gli eroi quotidiani delle forze dell’ordine sono effettivamente in vera sintonia con i sentimenti reali del grande pubblico? Mentre coloro che si ostinano a gettare fango su poliziotti e carabinieri sono in realtà lontani dalla realtà? Giudicate voi.

Pubblicato su La Padania il 18 settembre 2011


Archiviato in:illusioni digitali Tagged: Agatha Christie, DonMatteo, fabiana santini, la padania, luca zingaretti, lux vide, Montalbano, renata polverini, Roma Fiction Fest, terence hill

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